Descrizione
Paese: Italia
Regione: Friuli Venezia Giulia
Area di produzione: Dolegna del Collio (GO)
Formato: 0,750 lt.
Uve: Pinot Grigio 100%
Terreno: Originato dal rilievo eocenico che ha determinato la diffusione di una estesa zona di materiali colluviali al suo intorno e marne e arenarie appartenenti alla formazione flyschiode che danno origine a un substrato roccioso.
Vinificazione: Dopo la vendemmia, che viene realizzata rigorosamente a mano, i grappoli vengono trasportati in cantina e lì vengono pigiati e trasformati in mosto.
Fermentazione: La fermentazione alcolica si svolge all’interno di contenitori di acciaio inox.
Affinamento: Il vino viene lasciato affinare sui lieviti in vasche d’acciaio circa sei mesi e qualche mese in bottiglia.
Caratteristiche organolettiche:
- Colore: Ha colore paglierino intenso, con leggera nuance rosa antico.
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Naso: E’ di profumo intenso, ampio e fruttato, con ottima persistenza.
- Palato: Il sapore è asciutto, morbido, particolarmente armonico per il corpo pieno.
Vendemmia: Settembre
Abbinamento gastronomico: Si abbina con zuppe di pesce, grigliate di mare e varie preparazioni a base di funghi prataioli e porcini. Eccezionale un matrimonio con delle lasagnette impastate con il nero di seppia e condite con salsa di gamberi.
Gradazione alcolica: 13 % Vol.
Temperatura di servizio: 8 – 10 °C
Prima annata di produzione: 1974.
Con l’annata 2014 abbiamo celebrato i quarant’anni dell’etichetta. In questa occasione si è voluto ricordare l’articolo pubblicato su Panorama il 18 dicembre 1975, nella rubrica Il buon vino curata da Luigi Veronelli che presentava il Pinot Grigio 1974 definendolo “(…) il suo vino è così buono- colore giallo paglierino mosso da incantevole brivido color rame; bouquet intenso, ben espresso e continuo, (lieve sentore di noce moscata, di pomodoro maturo e di fiori d’arancia); sapore secco, pieno e tuttavia fresco, molto personale; nerbo vivido in stoffa setosa ed elegante – e la sua volontà tale, ch’io ci scommetto sul più completo successo. (…)”
Curiosità: Gli Jermann, arrivati in Friuli, a Villanova di Farra, nel 1881 dall’Austria, furono prima mezzadri, poi proprietari, finchè verso l’inizio del secolo il vino divenne l’argomento principale del loro lavoro. Sono contadini duri, tutti d’un pezzo, di quelli che non vogliono sentir debolezze né cambiare una virgola nella tradizione. Il nonno di Silvio è uomo che, dovendo andare in guerra, scelse l’esercito d’Austria e avendo ereditato una vigna, seppur in valle buia e scossa dalla bora, fece vino. Silvio che nel 1968 era a Conegliano alla “scuola del vino”, ebbe, come tutti, volontà di contestazione, ma anche comprensione del diverso e capacità di autonomia. Ritornò con l’ansia giovanile di cambiare tutto. Non più vini pesanti e grassi, ma profumati, armonici, costruiti secondo logiche contemporanee, con macchine contemporanee e per il gusto contemporaneo, nel rispetto della tradizione. Aveva imparato a scuola che si può vinificare in bianco, che esiste la macerazione carbonica: egli doveva riuscire, dal suo vino personale e preciso, quello di suo padre, ad estrarre non soltanto un vino moderno, perché la modernità tutto appiattisce, ma un prodotto che esprimesse, perfettamente, un gusto che ancora si doveva formare. Litigò, emigrò in Canada, ritornò e ci riuscì: il suo vino, e la sua famiglia, padre austroungarico compreso, sono oggi tra i più apprezzati e valorizzati produttori del Friuli-Venezia Giulia.